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edeffa.
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Ecco una nuova sezione così possiamo inserire le novità sull'endo!!
Gironzolando in internet ho trovato questi aggiornamenti.
Endometriosi: le ultime novità dalla ricerca
Il punto della situazione sulla patologia principale responsabile dell’infertilità femminile.
L’endometriosi è una patologia che colpisce oltre tre milioni di donne in Italia ed è la prima causa di infertilità femminile. La malattia, che ha come sintomatologia caratteristica forti dolori mestruali e, col tempo, dolori acuti e profondi durante i rapporti sessuali, ha origine dalle cellule di rivestimento interno dell’utero che si staccano durante il ciclo ma che non vengono espulse completamente – come dovrebbero – dalla mestruazione. Tali cellule, attraverso le tube di Falloppio, arrivano in altri organi come le ovaie e l’intestino dove si impiantano, crescono e ogni mese sanguinano proprio come facevano quando si trovavano nell’utero, causando spesso infertilità.
I ricercatori da tempo studiano le cause di questa disfunzione che spesso non viene diagnosticata correttamente, anche a causa di un certo pudore delle donne nell’esporre i sintomi al proprio ginecologo soprattutto riguardo il dolore provato durante i rapporti sessuali.
L’ospedale Valdese di Torino ha recentemente promosso una ricerca condotta dal dott. Francesco Deltetto, responsabile insieme al dott. Marco Capanni del reparto di Ginecologia mininvasiva, per individuare le aree geografiche dove l’endometriosi ha un’incidenza maggiore e stabilire eventuali fattori di rischio ambientali.
L’aumento della diffusione e della gravità che la patologia ha avuto negli ultimi decenni, infatti, ha spinto gli studiosi a creare un gruppo privato, il Ginteam, che opera nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale con l’obiettivo di monitorare il territorio Piemontese alla ricerca di eventuali cause ambientali che possono favorire o addirittura indurre l’endometriosi.
Ad un anno dall’inizio di questa attività, basata sui rilievi epidemiologici degli ultimi cinque anni e svolta in collaborazione con il gruppo di lavoro del prof. Migliaretti dell’Istituto di Igiene dell’Università di Torino, è stata individuata una prima area geografica ad alto rischio, quella della Val di Susa. In passato l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) aveva già condotto delle ricerche nella zona, arrivando a denunciare un’associazione tra il PCB (policlorobifenili) prodotti dalle industrie locali e l’endometriosi.
Se le cause ambientali possono in parte spiegare come mai la principale causa di infertilità femminile ha una diffusione disomogenea sul territorio, i ricercatori concentrano i loro sforzi anche nel tentativo di comprendere appieno le dinamiche con cui questa disfunzione opera all’interno dell’organismo.
Gli scienziati dell’Università di Liverpool hanno recentemente pubblicato sulla rivista Human Reproduction i risultati di una ricerca che dimostrerebbe il ruolo di un’enzima, il telomerasi, il cui malfunzionamento sarebbe direttamente implicato nello sviluppo della malattia.
Il telomerasi, infatti, è un enzima che ha la funzione di ricostruire le sequenze del DNA durante i processi di divisione cellulare e si trova specificamente nelle cellule di rivestimento di utero, sperma, ovociti e tumori, ma non in altre parti del corpo.
Normalmente, durante il ciclo mestruale, i telomeri, cioè le parti finali dei cromosomi che hanno la funzione di prevenire la distruzione durante la scissione cellulare, si accorciano fino a raggiungere la dimensione minima. Nelle donne affette da endometriosi, invece, i telomeri hanno una lunghezza abnorme che mantengono durante tutte le fasi del ciclo mestruale, consentendo alle cellule di continuare a dividersi all’infinito. L’endometrio risulta così ostile e le cellule talmente aggressive da riuscire a sopravvivere e proliferare anche all’esterno dell’utero.
Ad oggi, comunque, la prevenzione è fondamentale: una diagnosi tempestiva – possibile solo grazie ad un dialogo sincero con il proprio ginecologo anche riguardo eventuali dolori provati durante i rapporti sessuali – consente di intervenire con tecniche di chirurgia mininvasiva laparoscopica che riducono al minimo il rischio di ricadute, consentono di eliminare i dolori pelvici e in molti casi permettono di ripristinare la corretta funzione riproduttiva.
Fonti: La Stampa 25/06/2008, AIE (Associazione Italiana Endometriosi), ADNKronos 05/08/2008
La scoperta è dell’Università di Liverpool
«Abbiamo rilevato che il telomero, la parte finale dei cromosomi, che ne previene la distruzione durante la divisione cellulare - continua l’esperto - ha una lunghezza abnorme nelle donne con endometriosi. E questo ha una ripercussione. Durante le mestruazioni i telomeri si accorciano normalmente finché non raggiungono la lunghezza minima possibile. L’enzima telomerasi può estenderli in modo da continuare la divisione cellulare. Eppure la nostra ricerca mostra proprio che le cellule dell’endometrio delle pazienti sono in grado di esprimere normalmente questo enzima nelle prime fasi del ciclo, quando la divisione cellulare è importante, ma non durante le fasi finali, quando l’impianto dell’embrione fecondato potrebbe diventare una priorità».
«Le donne con endometriosi, dunque, esprimono questo enzima in entrambe le fasi del ciclo mestruale: ciò significa che le cellule continuano a dividersi all’infinito e perdono la loro priorità», cioè quella di supportare una gravidanza. Come risultato - conclude Hapangama - l’endometrio diventa ostile e le cellule più aggressive e pronte a sopravvivere anche fuori dall’utero».
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ErikaFerraresi.
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Questa scoperta dell'università di Liverpool è interessantissima!!!
Non ne ho mai sentito parlare. Dev'essere una novità molto recente.. -
mstreghetta.
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Davvero tanti complimenti Fede!!!! Hai trovato un articolo interessantissimo! 
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luciafil.
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Mannaggia al telomero!!!
Grazie dell'articolo Fe..
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